DOMENICA 13 MAGGIO ore 21

La taverna di Brest

(Salvatore Smedile, Edizioni ETS, Pisa 2005)

 

Dietro le quinte

 

·        QUANDO È NATA L’IDEA

 

A fine agosto 2002 Salvatore Smedile compie un viaggio in Bretagna. Appena tornato riparte per un soggiorno marino con l’associazione Audido, dove lavora come educatore, alla volta della Romagna. Non di poco conto il cambiamento: il mare, il cielo, la luce e il clima sono così diversi che inizia a sentire una forte nostalgia, una profonda solitudine. Non sa di cosa si tratti, la nostalgia è di qualcosa che non c’è. Il contrario della regolare scansione del bel tempo.

Per reagire a quella solitudine gli viene in mente di creare un mondo dove poter sempre tornare.

Inoltre con il gruppo teatrale Tribalico, per il quale scrive i testi, c’è in cantiere “Merville”  e quindi tante letture di mare, soprattutto Moby Dick. Ulteriori sollecitazioni. Prende corpo l’idea di  ricostruire una taverna ispirata dal film di Fassbinder. Taverna collocata nel porto di Brest ma fisicamente presente in uno studio di Berlino. Ma questo è secondario: la realtà di un film è quella che noi vediamo e che noi percepiamo e facciamo nostra. Anche Smedile ha voluto creare una taverna collocata a Brest ma radicata in un altrove. Comincia a prendere forma la sua “taverna di Brest”.

E il viaggio si riavvia compiendo alcune soste…

 

·        LA RADA

 

“La rada” è un’associazione culturale di Locarno (Svizzera) uno dei luoghi dove ciclicamente Salvatore presentava le sue novità. Il 2002 è stato l’anno della taverna.

L’opera era ancora in divenire ma esisteva già un nucleo della versione che verrà pubblicata. Insieme alla  ceramista Tiziana Berrola realizza una mostra (scrittura e oggetti di terracotta) e una performance su dieci quadri della taverna. Li aveva convinti il regista Alberto Valente a presentarsi a “la rada” in questa formazione inedita.

 

·        QUALE BRETAGNA?

La scorsa estate Smedile torna in Bretagna con lo scopo di concludere il lavoro che doveva seguire a “La taverna di Brest”. Come se fosse possibile  decidere cosa viene prima e cosa viene dopo.

I primi giorni li trascorre ricercando ingenuamente i luoghi della taverna. Uno smarrimento totale: nulla era simile e vicino a quello che aveva scritto anni indietro, nulla che potesse riportarlo a quelle sensazioni. Giorno dopo giorno scopriva nuovi angoli di Bretagna e si godeva le bellezze che aveva davanti. Non si è ancora ripreso del tutto e a volte pensa che per un po’ non ci ritornerà. La Bretagna della taverna è più intrigante di quella reale che si può toccare con mano. La performance a cui lavorano Sannio Giordano, Erika Di Crescenzo, Silvia Genestreti, Giulietta Gallo e Alberto Valente non è forse tangibile?

“E le foto di Chiara Ceolin non sono corporee?” (Salvatore Smedile)

 

·        CHI È FAYAWAY?

 

Chi è costei? Chi è questo personaggio principale della taverna? Chi l’ha mai vista? Eppure esiste, provoca incertezze e inquietudini a chi la sta cercando. In ogni caso, Fayaway, era la fidanzata di Melville e per Salvatore è l’immaginario inesauribile del femminile.

 

Perché Gabriele Avanzinelli (uno dei curatori del reading di Heidelberg) ha scritto sette lettere alle sette poesie della performance  ed è ossessionato da questo personaggio?:

 

… odore di luppolo, di pelle bianca, di lentiggini, di occhi chiari, odore di legno bagnato, di rutti e di carne abbondante, luce rossa di candele di cera, aria calda, ombre lunghe dei cieli del nord, soli bassi su bassi orizzonti che durano ore e ore, melodie ripetute di antiche barche perdute, denti bianchi, grandi, mani rosse, grosse, occhi chiari, pelle chiara, vene verdi, ti afferra, mi trascina, mi soffoca di carne, mi sazia di lentiggini, mi conquista di piacere, mi prende, non mi lascia, non la lascio, mi cattura, ci cattura tutti! Ci ha catturato tutti! La brami, ti cerca, la schivi, ti ha preso, intrappolato nella rete, sei un pesce spacciato, imprigionato, incatenato di piacere… (lettera alla numero 3).

 

Perché anche io, fotografa, la cerco sapendo di non trovarla?:

 

“Fayaway ci ha stregati tutti, ci siamo tutti innamorati di lei. È lei che riesce ad essere e a non essere, è lei che sfugge continuamente, non posso rappresentarla in un’immagine, non la troverò mai nel volto di una sola donna ed è per questo che ho scartato i ritratti tra le fotografie per la mostra. La trovo solo dove non c’è, dove posso immaginarla, magari sulla immensa spiaggia prosciugata dalla marea che balla tra i venti (foto 6) , posso trovarla nel dopo, nelle orme dei passi della prima fotografia, posso cogliere negli occhi degli altri che l’hanno vista, riesco solo ad intuire che c’è stata ma non è più lì. E la mia ricerca continua. Credo che un giorno la troverò in uno sguardo non suo e allora sarà un’ottima fotografia. Ma solo per poco” . (DIARIO DI BRETAGNA , Chiara Ceolin)

 

 

 

Nella danza è forse possibile incontrarla? Anche EriKa Di Crescenzo si interroga:

 

“Ciao Smed, se parlo della taverna, direi che amo le tue poesie e che sto soffrendo. Le prove ormai vanno avanti da quattro mesi e non vedo l'ora di vedere qualche risultato.
Non so ancora chi è Fayaway, spero di incontrarla il 26, chissà se si presenterà. Forse ho già incontrato qualche morto che ritorna ma comunque è stata una presenza assai vaga…
Insomma dal 26 attendo risposte. O almeno qualche cenno, una parafrasi del lavoro che stiamo conducendo. Non so quale teatro possa essere in grado di traslare la poesia.. 

Amerei, il 26 post-taverna, poter dire di appartenere a queste poesie… perché lì mi sento attratta.

Insomma, la risposta oggi è che c'è molto gusto.

Spero di non tenerti troppo sulle spine, so che anche per te è una passione, e vorrei essere all'altezza.” (Erika Di Crescenzo)

 

Fayaway ci riguarda, forse la risposta è solo questa.

 

·        L’ONDA DI HEIDELBERG

 

Altra tappa di grande importanza è l’invito presso l’istituto tedesco americano (DAI) di Heidelberg a poezone: Una notte italiana in cui 13 poeti italiani vicini al mitomodernismo  (di cui alcuni molto noti come Tomaso Kemeny, Valentino Zeichen, Angelo Tonelli) parteciperanno ad un dibattito poetologico e ad un reading con traduzione.

Ad Heidelberg Salvatore scopre e comprende che in qualche modo la sua poesia è in relazione al mitomodernismo. L’imbarazzo di stare dentro a delle categorie non l’ha completamente superato ma deve riconoscere che il suo percorso poetico, partito dalla ricerca (tam-tam e Adriano Spatola) non ha mai rinnegato il bello e l’unitario. La taverna ne è un esempio: 50 poesie unite in  una storia, continui riferimenti ad un’altra età, forti metafore, un senso dell’altrove che convive con illuminazioni che portano quiete… 

In sintesi il mitomodernismo sostiene che, contrariamente a quello che dicevano i Nuovissimi, il canto è ancora possibile. Alcuni termini recuperati e rimessi in gioco: bellezza, estetica, eroismo, metamorfosi del cosmo, sacralità, anima, mito.

 

·        UN LITIGIO SU BREST

 

“Un mio caro amico, saputo della “taverna”, girando in vacanza nel nord ovest della Francia, decide di andare a visitare Brest dopo molte discussioni con la sua compagna (molto informata sulla Bretagna e quindi sul fatto che buona parte della città è andata distrutta durante la guerra). - Se il mio amico Salvatore ha scritto “La taverna” ci sarà un motivo -, dice il mio amico ma  Brest sarà per lui una grossissima delusione. Tornato dalle vacanze mi confessa di aver litigato con la sua compagna.

Il bello di Brest non sta in quello che si vede ma in quello che evoca.” (Salvatore Smedile)

 

·        LE 7 POESIE, LE 7 FOTO

 

Indimenticabile la sera prima del reading di Heidelberg. Riunione organizzativa notturna. Antonio Staude aveva tradotto 15 poesie de La taverna. Come ogni poeta invitato anche Smedile avrebbe dovuto restringere il campo. Ragionando insieme ad altri  che ben conoscevano La taverna, la scelta è caduta su 7 poesie. Con la traduzione sarebbero state 14. Intorno a lui sentiva un insieme di voci che si accordavano.

Tornato a Torino è stato naturale pensare alla performance sulla taverna  ispirata dalle 7 poesie lette ad Heidelberg. E quindi alle 7 foto.

7 x 7 = 49: quanto dura la performance.

 

·        FOTOGRAFARE DENTRO I RICORDI

 

“…catturo bramosie, nebbie cupe di delusioni, speranze di amore e vane attese, lacrime di pioggia invisibile, tempeste di rabbia per quel destino in mare e quello al molo, tanta solitudine che come la marea estrema ha prosciugato le lacrime e poi restituito il dolore. Ed è allora che fotografo.

Queste poesie portano a viaggiare, portano a fare come i personaggi, a lasciare gli ormeggi e ad abbandonarsi al mare dei propri ricordi, dei sogni, dei desideri ed è un viaggio nelle nebbie, è un viaggio di rimpianti per non aver detto, per non aver fatto, per non essere stati. Unica ancora di  salvezza sono proprio loro: i racconti, le parole, i discorsi, le preghiere e le lunghe lettere d’amore. (DIARIO DI BRETAGNA, Chiara Ceolin)

 

·        LA SQUADRA AL LAVORO

 

Salvatore Smedile :  parole

Erika Di Crescenzo : danza

Sannio Giordano : danza              

Silvia Genestreti : violoncello

Giulia Gallo : voce

Gianni Denitto : musica d’ambiente

Alberto Valente : regia

 

Ognuno ha dato un contributo decisivo. Quante discussioni, quante prove, quanti tentativi falliti!  Ognuno ha lavorato separatamente e riportato nel gruppo i propri sconfinamenti.

 

(a cura di Chiara Ceolin)

 

 

 

DÜN - POESIA IN AZIONE

www.doublesse.net  -  urszene@libero.it  -  338 3851293

chiceolin@hotmail.it  -  3498474860