QUEENZ _regine_
Progetto coreografico a cura di Erika Di Crescenzo
Lettere di Salvatore Smedile
Con la preziosa collaborazione di Alberto Valente
Il teatro è il mio modo per partecipare alla realtà, per occupare uno spazio, una posizione, un ruolo. La danza che inseguo è fatta di drammaturgia, di trama teatrale che sporca l’astratto del corpo con allusioni a qualcosa di violentemente reale. Ogni forma fisica contiene la memoria di un sentimento che riferisce l’intimità di storie comuni e personali allo tempo stesso.
Queenz è uno studio che attraversa tre personaggi femminili: una regina, una santa, ed una creatura del mare.
Ciascuna di esse è figura di pregio, silenziosa nel mondo e furiosa nell’animo, icona di sentieri che l’animo umano percorre di consueto pur non confessandolo apertamente.
QUEENZ _regine_
Tre caratteri simili e diversi fra loro si incontrano dentro il corpo di un stesso personaggio rinchiuso in una stanza, luogo delle aspettative e delle invenzioni private.
Alla ricerca di un evasione verso un godimento estatico, il performer attraversa porte e finestre immaginarie che aprono mondi ed esperienze di discussione reale.
Ciascuna delle tre figure si riferisce allo spazio ed al tempo secondo un criterio personale che mette in luce una modalità particolare di entrare ed uscire dal proprio universo.
Infine tre come uno solo, le figure si sovrappongono e rivelano l’impossibilità di trovare soluzioni, ma anche si manifesta il godimento di una pace rinnovata nell’osservazione costante e nell’accettazione di ciò che soggioga.
Le tre parti:
Queen Mary delusa per le solitudini che l’attendono, e la vergogna di un consorte che non si cura più di lei, cerca una voce prigioniera all’interno del suo corpo stanco di rinunce. La discussione si concentra sul binomio reale-regale.
Santa Smarrita nei miei pensieri è ciò che si era e si desidera ancora.
Fayaway, colei che riesce ad essere e non essere, che sfugge continuamente. La trovi dove non c’è più, dove puoi solo immaginarla. Compagna delle balene, solca i mari e percorre grandi distanze noncurante di chi la desidera.
Queen Mary
Queen Mary è stata rinchiusa nella torre molto tempo fa. Come un fantasma anziano che si trascina dietro il corso degli eventi, non più capace di toccare la realtà, ripercorre molteplici volte il vuoto della stanza che la trattiene. Disorientata cerca dei riferimenti istituendo un dialogo con il proprio corpo, il quale la richiama ad un confronto con se stessa: la propria mente, il proprio corpo; divenute ormai due volontà spoglie di ogni vezzo di corte e di ogni rapporto con l’esterno.
Il corpo si aggiudica i punti che la regina non riesce più a dare a se stessa, sgualcita nelle vesti e nel comportamento, un tempo regali, di chi si è consumata a furia di aspettare in silenzio che le fosse attribuito ciò che in virtù del suo nome le si sarebbe dovuto.
Mentre il King in sella al suo destriero si allontana dalla finestra dimentico di ogni promessa fatta.
…Mio corpo che voce dai a quello che non hai, prendi fiato e volto dai a quello che tu sei… (ripete il corpo)
Il parlato è impuro: è un corpo-voce che attraverso la deformazione si propone in una veste libera dagli abiti mentali a cui lo costringiamo.
I passi di Santa Smarrita
Dove i piedi scalzi di Santa Smarrita hanno lasciato qualche traccia sul manto erboso durante l’inverno di pioggia che ha fatto precipitare ogni cosa.
E’ colei a cui penso quando vorrei essere in un altro luogo, Santa perché nessuno ha mai avuto il coraggio di toccarla e lei d’altra parte pensa altrove.
Il cammino che svolge attraversando e custodendo pudicamente i pensieri che riesce a leggere nelle menti altrui. Un cammino che non giunge mai al dunque talmente assorta talmente estranea.
Smarrita tra le lenzuola di due amanti che non le prestano attenzione, perché troppo rapiti da sé stessi.
Scivola fra ardenti valli incapace di desideri carnali, e si ferma a riposare lì dove trova pace incurante del suo smarrimento.
Le radici di Fayaway
Fayaway è un personaggio della raccolta di poesie
“La Taverna di Brest” di Salvatore Smedile (Pisa, 2005, Edizioni ETS).
“Le balene lo sapevano che era bellissima
che i suoi occhi erano fatti per conquistare i disertori”
( da La Taverna di Brest)
E’ fatale, famelica di uomini e di avventure, i marinai che la incontrano hanno difficoltà a tornare indietro, e non sanno raccontarla.
Nel suo silenzio, che è quello del mare, si percepisce l’inverbale, l’ultrafemminile.
E’ interprete, colei che introduce, che fa varcare una soglia,
incanta i marinai e li costringe a danze che sciolgono i muscoli di uomini rudi.
E’ straniera al mondo, perché per tradurre deve tradire le regole del mondo.
Invisibile e carnale al tempo stesso.
“Voglio conoscere Fayaway. Tu l’hai incontrata? Il tacere di chi l’ha vista fa quasi rabbia…
Il fatto che le balene abbiano saputo che Fayaway fosse bellissima porta la protagonista in fondo agli oceani, la fa diventare una sirena che emerge dalle acque e aspetta i marinai. È stregante che sia lei a essere ad essere famelica e non loro. È la protagonista in tutto e per tutto! La voglio incontrare anch’io! Andrò per mare!” (Gabriele Avanzinelli)
Erika Di Crescenzo
Si diploma presso la scuola di danza classica di Loredana Furno e continua la formazione nella varie discipline coreutiche con diversi maestri tra cui: Cristina Golin, Giovanni Di Cicco, Clode Coldì, Simone Forti, Damian Munoz, Alessandro Certini, Julien Hamilton, Frei Faust. Si specializza nell'arte dell'improvvisazione totale corpo-voce con Alberto Valente, nella danza contemporanea e nel teatrodanza. Si laurea al Dams in teatro sociale ed antropologia teatrale. Nel 2006 assume la direzione artistica del Centro Daiva Jyoti, Studi Yoga - Ricerca Olistica e Arti Teatrali. Ha presentato progetti teatrali presso il Festival di Teatro Europeo, Festival di Teatro Coreografico La Piattaforma, Galleria di Arte Moderna di Torino, Festival nazionale dell’arte totale Marte Live e Centro della Danza Contemporanea Duncun 3.0 di Roma.
www.myspace.com/erika_dicrescenzo
Titolo:
Queens
di Erika Di Crescenzo
Queens è uno studio su tre personaggi: una regina, una santa ed una balena.
Sono figure antiche e di pregio, così silenziose nel mondo, così furiose
nell'animo.
Resistono al tempo.